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venerdì 19 agosto 2011

PALLONATA in FACCIA : Agnelli rinunci ai trofei dopati e prescritti


C’era una volta lo ”stile Juventus”. Quello di Gianni Agnelli e Boniperti, Trapattoni e Platini. Poi, al seguito di Umberto Agnelli, arrivò la “triade” Giraudo-Moggi-Bettega. Risultato: il processo per doping, lo scandalo Calciopoli, due scudetti annullati e retrocessione in serie B (la prima della storia). Nel 2006 John Elkann affida il club a due manager gentiluomini, Giovanni Cobolli Gigli e Jean-Claude Blanc, con il compito di recuperare lo stile e la serie A: missione compiuta su entrambi i fronti. La Vecchia Signora accetta con signorilità il verdetto sportivo, giusta espiazione per i maneggi di Moggi & C., e si rimette all’onor del mondo.

Ma due anni fa il ramo cadetto degli Agnelli si riprende il giocattolo con il giovane Andrea, figlio di Umberto e vecchio sodale di Moggi e Giraudo. Risultato: zero titoli sul campo, ma centinaia sui giornali, cavalcando il revanscismo della parte più becera della tifoseria, convinta che retrocessione e scudetti perduti non siano colpa di chi commise gli illeciti, cioè Moggi e Giraudo, radiati dal mondo del calcio, ma di chi li ha scoperti (la Procura di Napoli) e sanzionati (la giustizia sportiva e il commissario Figc Guido Rossi). Un complotto delle toghe: non rosse, ma nerazzurre.

Ora Andrea Agnelli, per non passare alla storia come l’unico presidente juventino che non ha vinto neppure la Coppa del Nonno, rivuole addirittura indietro i due scudetti di Calciopoli e minaccia ricorsi al Tribunale di arbitrato dello sport e perfino alla giustizia ordinaria. A suo dire, il titolo del 2005-2006, uno dei due viziati dalla manovre moggiane su arbitri e designatori, dunque assegnato all’Inter seconda classificata, non sarebbe “lo scudetto degli onesti” come lo definì Moratti, ma “dei prescritti”. E questo perché il pm sportivo Stefano Palazzi ha dichiarato prescritti i sospetti sul coinvolgimento dell’Inter in Calciopoli, “a meno che l’Inter non rinunci alla prescrizione e si lasci processare”. Moratti non rinuncia e sbaglia di grosso.

Ma la prescrizione, in casa Juventus, è materiale infiammabile da maneggiare con estrema cautela. L’Agnellino dovrebbe dare una ripassata alle 49 pagine della sentenza del 10 marzo 2006 con cui la Cassazione, ribaltando le assoluzioni d’appello, dichiarava i vertici bianconeri colpevoli di aver “dopato” i giocatori con sostanze proibite oppure lecite ma usate in dosi e con metodi vietati, dal luglio ‘94 al settembre ’98 (l’età dell’oro di Marcello Lippi), alterando le prestazioni e dunque truccando ben quattro stagioni sportive. Colpevoli, sia Giraudo sia il medico sociale Riccardo Agricola, di un unico “disegno criminoso” a base di frode sportiva e somministrazione di farmaci in modo pericoloso per la salute; ma salvi per prescrizione, in quanto i reati si erano estinti pochi giorni prima a causa della lunghezza del processo. Sia per Giraudo, assolto in primo e in secondo grado, sia per Agricola, condannato in tribunale e assolto in appello, la Suprema Corte dava ragione al pm Raffaele Guariniello e disponeva l’annullamento dell’ultimo verdetto perché “questo collegio ha ritenuto che la condotta degli imputati integri il delitto di cui all’art.1 della legge 410/89” (frode in competizioni sportive).

Il reato insomma c’era, ma era “estinto per prescrizione”. Il medico, su mandato dell’amministratore delegato, imbottiva i calciatori di “sostanze vietate” come i “corticosteroidi”, e anche di farmaci non vietati ma somministrati ad atleti sani per potenziarne il rendimento, “in modo pericoloso per la salute”. E anche per la genuinità delle classifiche, violando - ricordano i giudici - la legge che tutela “la regolarità e la correttezza delle competizioni, poste in pericolo dalla sleale alterazione chimica delle prestazioni”.

La Juve che oggi sfida l’Inter a restituire “lo scudetto dei prescritti” e a rinunciare alla prescrizione nel processo sportivo si guardò bene dal rinunciarvi in quello penale. Anche perché, dopo la sentenza di Cassazione, il nuovo processo sarebbe finito con condanne sicure e la conseguente revoca di tutti i trofei vinti nel quadriennio dello scandalo: tre scudetti, una Champions, due Supercoppe italiane, una Supercoppa europea e un’Intercontinentale. Questi come li vogliamo chiamare, dottor Agnelli: i “trofei dei prescritti”? E perché, per dare il buon esempio all’Inter, non li restituisce?


1 commento:

Zio Scriba ha detto...

Queste parole non fanno una grinza. Ma proprio il fatto che le si possano trovare solo qui, e non sulla (EX!) autorevole Gazzetta, o in bocca a certi noti dirigenti lecca-agnelli (e leali come loro) dimostra come il povero Moratti ABBIA FATTO BENISSIMO A NON RINUNCIARE ALLA PRESCRIZIONE. Perché con l'aria di restaurazione mafiosa che tira, una (ingiusta) condanna a giocare in serie D sul pianeta Nettuno non ce la toglieva nessuno...
Che amarezza, però. Per una UNICA volta che nella maledetta italiA si era riusciti a fare (quasi) Giustizia (almeno nella sentenza di primo grado, perché di lì in avanti le cose avevano già ripreso a diventare strane - vero Sandulli?) ora si rimette tutto in discussione. Dovremmo andar via da Mafialand, e iscriverci alla Premier League!