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Torino-INTER 2-2

giovedì 20 agosto 2009

LA BIBLIOTECA DEI RICORDI : Walter Zenga


Era il miglior portiere del mondo, in fondo. Non sarebbe stato Zenga, però. Walter era l’uomo ragno, il bullo di viale Ungheria, il re della Milano boriosa degli anni Ottanta. Era la catenina fuori dalla maglietta, da baciare per ostentare un’appartenza, era il ciuffo che cadeva sull’occhio, il sorriso da divo di Cioé, la gomma masticata in faccia al mondo. Coraggioso e presuntuoso, sfrontato e folle. Sempre stato così. Quando lo mandarono alla Salernitana in prestito, fu massacrato per una papera contro il Campobasso. Roba da serie C. Scuse neanche allora. Perché un portiere deve chiedere scusa? Un giocatore che sbaglia un rigore non invoca il perdono. Come Vialli, che quella sera di Napoli sbagliò a due metri da Goycoechea e nessuno se lo ricorda. Zenga non ha cercato compassione, allora. Tutti hanno cancellato il resto: aveva detto che non voleva arrivare ai rigori, che non si sentiva pronto per quelli, che l’avversario partiva fortunato e carico perché aveva parato già la Jugoslavia. Walter aveva pure scherzato: “Io rigori non ne paro da vent’anni”. Non sono mai stati il suo: troppo complicato, troppo da calcolatore, da computer che conta la probabilità, poco istintivo, poco da fumetto. A Zenga piaceva stare in porta e aspettare l’avversario. Adorava stare lì, ad aspettare l’assalto. Amava il volo: plastico, morbido, a effetto. Era il contrario di Dasaev che si giocava ogni volta con lui il premio di migliore del mondo. Rinat era una statua, un computer umano, uno che solo Van Basten poteva umiliare. Zenga quel tiro di Marco all’Europeo ’88 in Germania l’avrebbe preso, sicuro. Però prendeva anche gol agghiaccianti, come quello di Genova nel 1994. Ultimo anno all’Inter. Di fronte c’era Gianluca Pagliuca, l’uomo che avrebbe preso il suo posto a Milano, dopo avergli rubato già quello in Nazionale.

E’ stato una bandiera dell’Inter, negli anni in cui le bandiere avevano ancora un senso. Poi Walter Zenga è stato sostituito suo malgrado dal giovane e rampante Pagliuca ed ha dovuto abbandonare il club che lo aveva visto crescere.
Ma ventidue anni in nerazzurro non si dimenticano tanto facilmente e la speranza è quella di tornare un giorno a far parte dei piani della società:

“All’Inter ho fatto il raccattapalle, il segretario, il secondo portiere, l’addetto al marketing. E’ la mia squadra naturale e a me piace sognare in grande”

Dalla solitudine tra i pali al freddo di una panchina la strada è lunga, ma Walter Zenga ha dimostrato negli anni di potersela cavare in entrambi i ruoli. La sua marcia di avvicinamento al professionismo cominciò tra i pulcini dell’Inter, quando a soli 10 anni venne scelto da Italo Galbiati per difendere una porta ancora troppo grande per lui.
Ma Walter aveva tutte le qualità per arrivare in alto, se è vero che il club con il quale giocava precedentemente (la Maccalesi), aveva contraffatto la data di nascita sul suo cartellino, pur di farlo giocare con i ragazzi più grandi.
All’Inter divideva il suo tempo tra le partite nelle giovanili e il “mestiere” di raccattapalle a San Siro, pretendendo di stare sempre dietro la porta di Bordon, suo mito e futuro collega.
A 18 anni la società decise di cederlo in prestito alla Salernitana in C1, dove non vivrà un momento esaltante della sua carriera, soprattutto a causa di un clamoroso errore contro il Campobasso. Un anno di C2 nel Savona, prima di essere richiamato dall’Inter, per fare da secondo proprio a Bordon.
Walter si sentiva stretto nel ruolo di panchinaro e appena poteva, dimostrava tutto il suo valore, specie nelle gare di Coppa Italia in cui venne promosso titolare. Ed offriva prestazioni di così alto livello, da convincere la dirigenza a liberarsi del vecchio numero 1, per far posto a questo scalpitante giovane dalle belle speranze.
Con i nerazzurri vincerà lo scudetto dei record nella stagione ‘88-’89, la Supercoppa Italiana e due Coppe Uefa, prima di trasferirsi alla Sampdoria nel 93′-’94 per far posto a Gianluca Pagliuca. Spettacolare negli interventi e molto reattivo nelle conclusioni da breve distanza, Walter Zenga è stato per anni il numero uno della nazionale italiana, vincendo anche il Pallone di Gemme come miglior portiere dei Mondiali italiani del 1990. Peccato per quell’uscita maldestra su Caniggia nella semifinale contro l’Argentina, che consentì ai sudamericani di giocarsi la gara ai rigori.
Ma un portiere non può essere ricordato solo per un intervento sbagliato e Zenga nella sua carriera ha saputo farsi valere, restando sempre tra i primi a livello nazionale ed internazionale.
L’addio fu in una sera elettrica. Un Inter-Salisburgo a San Siro. Ginocchia, indice, medio, anulare, mano aperta, migliolo. Una parata dietro l’altra. Di più. Fino all’impossibile. “Zenga, Zenga, c’ è solo un Walter Zenga". L’ultimo totem a brillare nella notte di Milano. Ottantamila in piedi per uno che la settimana prima stava per essere preso a cazzotti: è la magia di un simbolo. Cancella, riavvolge, copre. Quell’ovazione fu un risarcimento. Grazie, scusa e addio, voleva dire la gente. Un addio sofferto. “Zenga, Zenga, c’è solo un Walter Zenga. Quella notte, Pellegrini aveva già fatto tutto: offerte, proposte, rifiuti, nomi e miliardi. Inter e Sampdoria, accordi, transazioni, soldi
Dopo il ritiro è rimasto comunque nel pianeta calcio, allenando con discreta fortuna le squadre di mezzo mondo. Nel 2003-’04 ha portato lo Steaua Bucarest alla conquista dello scudetto, ripetendosi poi due anni dopo alla guida della Stella Rossa di Belgrado, con la quale ha vinto anche la coppa nazionale.
Altre esperienze non troppo edificanti in Turchia, Emirati Arabi e Romania, prima di accettare la grande sfida italiana, sulla panchina di un Catania in zona retrocessione (ma anche in semifinale di Coppa Italia). Riuscirà a togliersi qualche soddisfazione anche dalle nostre parti? Auguri mister!
Guarda questo video!

2 commenti:

4EverInter ha detto...

Il tuo sogno é quello di tornare a casa ...e noi WalterOne ti aspettiamo a braccia aperte ...

AeSse77 ha detto...

Walter è uno di famiglia, francamente se è lecioto che Mou si dica attratto da altri progetti in futuro, altrettanto posso permettermi di vedere Zenga allenare l'Inter in futuro! Un Interista al timone dell'Inter, sempre se si dimostrerà all'altezza! ciao