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Torino-INTER 2-2

martedì 27 marzo 2012

A RUOTA LIBERA....Strachi ?....Stramaccioni !


Andrea Stramaccioni, nuovo allenatore dell’Inter, sprizza energia e voglia di fare da tutti i pori. La sua ricetta è vivere alla giornata, partita per partita. Il balzo dalla Primavera alla prima squadra non lo intimorisce ma lo stimola, i giocatori (alcuni come Zanetti più anziani di lui) gli danno del lei, a dimostrazione di un rispetto molto profondo, nonostante la giovane età del tecnico (36 anni). Per Stramaccioni, come Leonardo prima si lui, allenare l’Inter è un sogno. Lui non ha paura e non teme di essere bruciato da un’esperienza che si presenta tutt’altro che semplice: nerazzurri in crisi nera, lontani dal terzo posto utile per l’Europa, fuori da tutte le competizioni. Lui la chiama «incoscienza giovanile». E racconta la nascita di questo improvviso e radicale cambiamento interrotto dalla "carrambata" di Mario Balotelli arrivato alla Pinetina sgommando in Ferrari. L’attaccante del City è ad Appiano per salutare i suoi ex compagni ma - spumeggiante e irruento come sempre - piomba in conferenza stampa e riceve l’abbraccio dei partecipanti all’incontro (oltre Stramaccioni, Paolillo, Branca e Ausilio).

«È un bellissimo sogno - l’esordio di Stramaccioni per niente impacciato nel giorno del debutto - sono passato dalla vittoria di Londra che ora sembra lontana mesi alla chiamata di ieri. Emozioni che solo il calcio di questi livelli sa trasmetterti. Un grande successo della Primavera frutto del lavoro di tutti, ci ho messo la faccia ma c’è un lavoro della società. È la vittoria dell’Inter e del calcio italiano. Per il resto inaspettato, un sogno che cercherò di onorare». L’approccio ai nerazzurri, stanchi e provati dalle batoste arrivate una dietro l’altra, fiaccati nel fisico e nel morale è semplice, improntato alla sincerità: «Per me allenarli è un orgoglio. Fino a ieri erano campioni che ammiravo, ora sono i miei grandi campioni, uno spogliatoio di grande professionalità di campioni mondiali, è facile comunicare». «Se Moratti, che ha scritto la storia del calcio mondiale - dice Stramaccioni - ha deciso di darmi una possibilità è per quello che ha visto in questi sei mesi in campo. Ho la certezza del mio lavoro, le mie idee, con umiltà e sicurezza in quello che so fare. L’entusiasmo è a mille, non ho paura di bruciarmi, io devo andare in campo e fare quello che il presidente mi ha chiesto, so di allenare grandi campioni ma so che ho trovato grandi professionisti e so che tutta la società mi è vicina. Io faccio il mio, i calciatori faranno il resto».

Nessun paragone con il totem Mourinho, né ansia da numeri e tabelle, si va avanti partita per partita. Ne mancano nove alla fine del campionato. Qual è l’obiettivo? «Rispondo con una battuta del presidente che ha detto ’mister, ora dobbiamo vincerè. Non serviva uno scienziato ma è difficile stilare progetti a lunga scadenza, il tifo qui è pazzesco e ora parliamo solo di Inter-Genoa e portare sul campo la voglia». Non si sente un predestinato ma un uomo fortunato: «Calcisticamente un allenatore giovane deve prendere tutto ciò che è interessante, rubare ai più grandi, a Roma chi mi ha trasmesso di più è stato Spalletti, mi ha trattato con affetto e mi sono confrontato molto, mi ha ispirato tante idee, poi il mister ha una passione travolgente. E ci accomuna l’aver preso 7 gol in Inghilterra. Luciano mi ha aiutato molto ma di modelli ne ho tanti, diversi. Ora parlo spesso con Sacchi, un pò mi fa complimenti un pò mi tira le orecchie ma non ce la faccio a giocare come lui». L’avventura sta per iniziare con il brio e la scioltezza tipici del ’neofità: «Forse sarà un’incoscienza giovanile, ma vedo un gruppo di grandi giocatori, mi preoccuperei se la squadra non fosse all’altezza ma è forte, vittima di una stagione non positiva. Ho fiducia nella squadra, nella società, in me stesso, pensiamo a battere il Genoa, ora penso solo a questo».

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