Non so se sia stato più offensivo da parte dei giocatori
regalare azioni e gol agli avversari o correre in modo indisponente, quasi
balotelliano, dopo il vantaggio dei padroni di casa.
Il senso dell’ultimo capolavoro di masochismo nerazzurro
risiede in un numero di distrazioni folli che hanno di fatto causato un’altra
sconfitta. L’Inter ha buttato al vento la stagione con un rendimento
sconsolante e, soprattutto, per il numero sospetto di negligenze, di anomale
sciocchezze che hanno sprofondato la squadra negli abissi. Esempi:
Al minuto 7 Murillo, tentando un recupero, serviva una
comoda palla per Mandzukic.
Per tutto il primo tempo Felipe Melo sbagliava qualunque
appoggio, scegliendo scientificamente il compagno più marcato e dandogliela nel
modo peggiore.
Icardi, servito magnificamente da Palacio, ciccava il
pallone inspiegabilmente davanti alla porta. A inizio ripresa D’Ambrosio
omaggiava Bonucci con un assist di testa accolto con incredula realizzazione.
Sono solo alcune delle numerosissime distrazioni di
giocatori, tecnicamente non all’altezza, che ad ogni partita mettono su uno
spettacolino sul tipo di errore da commettere. Col Verona si permette
all’ultima in classifica di fare tre gol su calcio da fermo, dopo che per
l’intera stagione hai preso un solo gol sulla stessa situazione. Con Lazio,
Sassuolo e Carpi si regalano espulsioni, rigori all’ultimo minuto e
contropiede, pur essendo in vantaggio, ad avversari increduli. La lista delle
ambigue distrazioni è lunga e, senza alcun dubbio, proseguirà fino al termine
della stagione. Perché piccoli Ranocchia crescono.
Mancini ha scelto la linea della fisicità. Ha messo in
campo una squadra rugbistica, priva di talento in cui sono emersi solo Palacio
e Kondogbia.
Di fatto l’Inter, come emerso in precedenza, non è in
grado di battere più nessuno sulla carta. Ha completamente smarrito un'ipotesi
di progetto tecnico e non si comporta da squadra. Oggi si offre a qualunque
avversario, apparecchiandole la partita ed evitando l’unica arma che l’Inter si
rifiuta di mettere in pratica: il pressing.
Un'altra anonima partita contro una squadra che ha
giocato sotto ritmo e con giocatori privi di motivazioni e orgoglio.
Oggi più che mai è Mancini il colpevole. Ebbene io mi
sono stancato di questo motivetto che viene cantato da tutti. E’ colpa
dell’allenatore? Sì è sempre colpa sua. Si cambia l’allenatore e poi? Cambia
qualcosa? No. Allora si cambia di nuovo e poi ancora e ancora…Oggi se si
accomodasse un altro tecnico in panchina farebbe meglio di Mancini ma l’anno
seguente avrebbe le stesse difficoltà.
Il motivo è che la vera assente è la presenza societaria
che solidificherebbe la mentalità.
Per due anni ho sentito ripetere che Allegri era scarso,
poi alla Juventus è diventato bravo.
Ho sentito dire da tutti che Chiellini era imbarazzante,
Bonucci inadeguato, poi improvvisamente sono diventati due fenomeni.
A nessuno viene in mente che non è solo il Conte di
turno, l’Allegri di turno e il prossimo che diventerà un idolo? A nessuno viene
in mente che Luis Enrique nella Roma era un tipo di allenatore e nel Barcellona
un altro? Queste differenze non vengono solo dall’allenatore ma dall’identità
societaria che innesta una mentalità vincente in tutto l’ambiente.
L’Inter non ha ancora questo. La società è in confusione,
troppi cambi dirigenziali e tanta distanza dalla realtà del campo. Senza
contare i fatti di questi giorni.
Metto insieme un notevole numero di indizi che, tutti
insieme, formano un quadro poco rassicurante. A metà febbraio, poco prima che
Thohir fosse in procinto di tornare in Italia, emergeva la notizia della
ricerca di un partner attraverso Goldman Sachs, Moratti nello stesso periodo
veniva disinvoltamente annunciato come uscente. L’ex patron smentiva
suggerendo, al contrario, una convinta e duratura permanenza come socio
minoritario. Negli stessi giorni i giornali rilanciavano la crisi nerazzurra
analizzando impietosamente i conti, mostrandoli senza speranza e con uno
scenario apocalittico.
Passano i giorni, Thohir fa il pompiere smentendo
qualsivoglia illazione sulla presunta volontà di lasciare prematuramente la
presidenza ma non entrando mai nel dettaglio delle questioni. A distanza di
dieci giorni accade il fatto più anomalo: un plotone di quotidiani annuncia
clamorose rivelazioni sul futuro dell’Inter e la dismissione di Thohir.
L’annuncio parte dalla sera prima e sembra essere davvero clamoroso. Il giorno
dopo i titoli sono tutti per Thohir ma rilanciano la notizia della ricerca del
partner, il debito esponenziale e tutto quello che era già stato scritto.
Nessuna novità, solo una sottolineatura di quanto era già stato scritto.
Evidentemente qualcuno ha orchestrato questa mobilitazione che fa rima con
pressione ma con intento poco chiaro.
Il tormentone di oggi perciò diventerà Mancini e
l’eventuale prossimo allenatore ma i veri cambiamenti dell’Inter dovrebbero
avvenire altrove.
Lapo
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