Adesso che Walter Mazzarri, 51 anni, è diventato
ufficialmente il diciannovesimo allenatore dell'Inter nei 18 anni del
regno di Massimo Moratti, è il caso di soffermarsi sul tecnico n.18,
Andrea Stramaccioni, 37 anni, appena esonerato.
I numeri schiacciano le parole e i numeri sono
impietosi: 54 punti (33 meno della Juve campione, 24 meno del Napoli
secondo e 18 meno del Milan terzo); nono posto in campionato, fuori
dall'Europa, 55 gol segnati e 57 gol subiti in 38 gare. Soprattutto, 16
sconfitte in 38 incontri, un evento senza precedenti nella storia
del Football Club Internazionale, fondato il 9 marzo 1908 a Milano.
Ciò detto, Stramaccioni ha pagato per tutti e questo
non è giusto. Il più giovane allenatore della serie A ha scoperto
quanto insopportabile possa essere lo scotto del noviziato alla prima
stagione intera nel massimo campionato italiano. La jella gli ha dato il
colpo di grazia, con l'impressionante serie di infortuni che l'ha
azzoppato sino alla fine, impedendogli di schierare per due volte di
fila la stessa formazione e perdendo l'uno dopo l'altro gli elementi
migliori della sua rosa.
Stramaccioni ha tutto il tempo per rifarsi e merita ogni fortuna: perchè è bravo, serio e competente.
Ma Stramaccioni non può e non deve diventare
il parafulmine degli errori commessi dalla società al termine
del fantasmagorico 2010 (Coppa Italia, scudetto, Champions League con
Mourinho; Supercoppa di Lega e mondiale per club con Benitez) e
protrattisi sino a questa infelice stagione.
L'immotivato, incomprensibile, masochistico
allontanamento di Oriali; la vana ricerca di un altro Mourinho,
scoprendo che di José ce n'è uno solo; il pesantissimo prolungamento
pluriennale dei contratti degli Eroi del Bernabeu, con la pancia piena e
il conto in banca rimpinguato dalla generosità di Moratti, salvo
scoprire che quegli ingaggi sarebbero pesati come piombo sui bilanci
della società; la cessione di Balotelli, simbolo di un vivaio florido
(dal 2006 al 2011 le giovanili dell'Inter hanno vinto i titoli di tutte
le categorie), ma nel quale la prima squadra ha avuto poca fiducia.
L'ultimo paradosso, in ordine di tempo: la difesa
titolare dell'Under 21 di Mangia, che sta per battersi per l'Europeo in
Israele, è tutta di scuola nerazzurra, ma non ce n'è uno che giochi
nell'Inter. La cui retroguardia titolare è stata un'autentica banda del
buco.
Andiamo avanti: azzeccato Handanovic, è stato un
errore scambiare Pazzini con Cassano. Non è stato preso un vice Milito.
Non è stata rafforzata la difesa davanti al portierone sloveno
che, infatti, nelle ultime tre partite ha commesso errori sconosciuti
alla sua fama.
Ancora: la cessione, cioè la svendita di Sneijder in
Turchia, ha dimezzato in un anno il valore del cartellino dell'olandese
vicecampione del mondo 2010 con la sua Nazionale e appetito dalle
inglesi per due mercati estivi consecutivi.
L'Inter prende Coutinho a 16 anni dal Vasco da Gama,
lo paga 3,5 milioni di euro, ma lo lascia in Brasile sino a quando
compie i 18 anni. Il ragazzo brasiliano ha talento, ma gode di scarsa
fiducia, tanto che le cose migliori le fa nell'Espanyol, cui viene
ceduto in prestito. Coutinho in Spagna gioca così bene da venire eletto
calciatore rivelazione della Liga. Torna alla Pinetina carico di
speranze, ma in gennaio viene ceduto al Liverpool per 10 milioni di
euro. Naturalmente, dei Reds diventa titolare fisso con la maglia
n.10. E non ha ancora compiuto 21 anni. Chi ha fatto l'affare, secondo
voi?
E perchè cedere Livaja in comproprietà all'Atalanta
per prendere Rocchi e lasciare Longo all'Espanyol? La rifondazione di
Branca, per ora, riparte da Andreolli, Campagnaro, Icardi, Laxalt e Rben
Botta che, però, giocando in Coppa Libertadores con il Tigre, si è
rotto il crociato e il menisco esterno del ginocchio sinistro: tornerà a
fine ottobre.
Ha ragione Moratti: per uscire dalla crisi in
panchina ci voleva uno come Mazzarri. E' in società che bisognerebbe
cambiare molto, perchè è la società che ha sbagliato troppo, dopo
l'addio di Mourinho. Non può pagare soltanto Stramaccioni....
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