INTERNELCUORE TV

Torino-INTER 2-2

giovedì 29 aprile 2010

A RUOTA LIBERA...di Gianluca Rossi


E’ finita con la sconfitta di misura, ma in tripudio. Un tripudio che ci spedisce dritti nella storia, alla finale di Champions League, a 38 anni dall’ultima grande sfida europea, quella persa contro l’Ajax di Cruyff nel lontano 1972. A Barcellona con l’Inter ho vissuto una delle giornate piu’ lunghe di sempre, tra le provocazioni catalane. Prima, durante e dopo e’ successo di tutto e di piu’. Subito calci e sputi all’auto che portava Mourinho alla conferenza stampa della vigilia, quindi il tentativo di togliere il sonno alla squadra con un c0ncerto notturno di tamburi e pentolame all’Hotel Juan Carlos I, sventato dai Mossos d’Esquadra, i nostri vigili, intervenuti controvoglia e in ritardo. Poi, sempre alla vigilia, perfino esattori delle tasse per chiedere a Samuel Eto’o ragione di un presunto ammanco di anni fa, quand’era ancora un lavoratore spagnolo. Insomma di tutto, di piu’, prima, durante e dopo la partita, con i 5.000 tifosi italiani rimasti al Camp Nou a festeggiare, bastardamente rinfrescati dall’apertura improvvisa degli idranti. Senza contare l’invito a Mourinho, dopo il fischio finale, ad andarsene a festeggiare nel chiuso degli spogliatoi con un duello quasi fisico con il portiere catalano Valdes. Durante la partita poi c’e’ stato il resto, con l’incredibile espulsione di Thiago Motta dopo nemmeno mezz’ora da parte del pessimo arbitro De Bleekere, caduto volentieri nel trappolone tesogli da Busquets che, stramazzato al suolo, ha pero’ sbirciato con gusto il cartellino rosso al nostro brasiliano. Ma ci sta tutto, quando si vince, anche se si perde per un gol in fuorigioco di Pique’ a meno di cinque minuti dal fischio finale. Ci sta pure di dover sentire recriminazioni per l’annullamento a tempo scaduto di un gol a Toure’ per la sua complice manina. Perche’ comunque si torna a casa in trionfo, con centinaia di tifosi interisti ad accogliere gli eroi alla Malpensa, mentre io me ne sto ancora qui a Barcellona, a curiosare nel day after degli sconfitti, cosa che, vi assicuro, non ha prezzo. La partita l’avete vista tutti: l’Inter si e’ solo difesa e altro non poteva fare dopo essersi trovata in inferiorità numerica dopo nemmeno mezz’ora. Quindi trincea, elmetti e sofferenza indicibile, soprattutto nell’ultima mezz’ora, quando Ibrahimovic, venuto qui per vincere la Champions, e’ stato nuovamente sostituito tra i fischi col piu’ organico Bojan. Mentre Eto’o, il suo corrispettivo di mercato, ha continuato a trotterellare e a sacrificarsi, qui come a San Siro e ora è pronto a giocarsi la sua terza finale di Champions. L’Inter ha avuto il grande merito di subire l’avversario senza perdere mai la testa e vi assicuro che chi non e’ mai stato al Camp Nou non puo’ neppure lontanamente immaginare quanto contino 98.000 spettatori urlanti come ossessi: tremendo! Ma l’Injter è in finale e il vero mattatore resta lui, Jose’ Mourinho, capace in sala stampa di stravincere ogni altra partita dialettica : “Il mio giorno più bello – ha detto – Abbiamo lasciato il sangue in campo!” Qui Mourinho sara’ vissuto a lungo come un incubo e non dimenticheranno facilmente questa delusione. Sono latini come noi e per di più poco abituati a perdere. Altro che fair play! La strombazzata ‘remontada’ si è trasformata in una ‘rintrounada’, come sperava il pensionato Ambrogio, pronto a vedersi un’altra finale di Coppacampioni, come la chiama ancora lui. E se di solito non servono gli eroi a guidare le vittorie di un popolo, quello interista, forse anche chi detesta Mou a priori, manco gli avesse fottuto la fidanzata, dovra’ ammetterne il valore, come tecnico, come motivatore, capace di togliere la paura anche all’ultimo dei panchinari e di restituire prestigio internazionale all’interismo militante, oggi più orgoglioso che mai. Al fischio finale ho visto gente piangere di gioia e di rabbia. Noi in orgasmo, loro disperati, soprattutto per il sogno infranto di non poter vestire di azulgrana il Santiago Bernabeu, il tempio dell’odiato Real, vincendogli in faccia la Champions League. Per settimane hanno mischiato, in un’insalata catalana, rivalse sportive e politiche, come il mai sopito indipendentismo dall’odiata Madrid centralista, scomondando persino reminiscenze della Guerra Civile Spagnola quando la Barcellona Repubblicana si opponeva col sangue alla franchista Madrid. E la partita da rimontare contro l’Inter è diventata una guerra di nervi che ha finito per inghiottire Guardiola e la squadra. Per noi invece e’ solo l’inizio: ci sono ancora i 5 ultimi capitoli da scrivere nel libro di questa stagione, quelli definitivi. Tutti al Santiago Bernabeu di Madrid il prossimo 22 maggio, contro i tedeschi del Bayern, altro arrivo per me sorprendente, perché mai avrei pensato di non vedere neppure una squadra inglese sul podio, ma in questo caso sono stato felicissimo di sbagliarmi. Ora c’e’ la Lazio, il campionato da vincere e la stanchezza dell’Inter. Ma, forse quando capitano serate come questa, la stanchezza e’ l’ultimo dei problemi....

3 commenti:

AeSse77 ha detto...

Dobbiamo rimanere concentrati e passo dopo passo, provare a condurre in porto questo sogno stupendo!
FORZA INTER!!!
ciao
Sergio

Zio Scriba ha detto...

Mourinho ha commosso anche me. Come si fa a detestare (se non per invidia rosicona) il migliore del mondo?
Da ieri detesto invece i catalani. Mi stavano così simpatici col loro orgoglioso autonomismo, ma dopo essersi dimostrati dei così squallidi tamarri mafiosi hanno fatto di me un madridista!
Vada come vada, GRAZIE MITICA MERAVIGLIOSA INTER!!!!

Euterpe ha detto...

Sì concentratissimi perchè lo Scudetto non lo voglio perdere per niente al mondo!