Terza sconfitta consecutiva, la quarta nelle ultime cinque gare, la dodicesima dall'inizio di un torneo che, dopo la clamorosa vittoria di Torino sulla Juve, è stato un ottovolante di delusioni cocenti e illusioni effimere.
L'Inter è in caduta verticale quanto, apparentemente, inarrestabile. In questo momento è fuori anche dalla prossima Europa League. Se mercoledì esce anche dalla Coppa Italia, il bilancio è fallimentare. E non è tutta colpa degli arbitri, fermo restando che il rigore di Pinilla non c'era, ma ce n'era un altro sicuro per il Cagliari; che da ventidue gare ai nerazzurri non viene accordato un penalty; che se la fortuna è cieca, la jella ci vede benissimo e a Trieste si sono fati male pure Gargano e Nagatomo.
La verità è che gli errori commessi sul mercato estivo e invernale si pagano (non è stato preso il vice Milito; sono stati ceduti definitivamente Sneijder e Coutinho; è stato ceduto in prestito Livaja; Longo è rimasto all'Espanyol; la difesa non è stata rafforzata e, se il migliore in campo risulta sistematicamente Zanetti, è evidente ci sia qualcosa che non funzioni).
La verità è che una squadra del calibro dell'Inter non può mandare a fare la punta ora Ranocchia, ora Cambiasso, ora Samuel, come ci è toccato vedere nelle ultime partite. Che Stramaccioni, peraltro il meno colpevole della situazione poichè paga anche per responsabilità non sue, a sei giornate dalla fine vagola ancora nell'inconcludenza figlia della sua inesperienza, paradossalmente sempre più evidente a mano a mano che ci si avvicina alla conclusione del torneo.
Ora, quest'Inter incerottata e rintronata da un Super Cagliari, ha il dovere di stringere i denti e di dare tutto ciò che ha in corpo nella seconda semifinale di Coppa Italia. I conti si fanno alla fine. Ma il problema è che qui scricchiola tutto.
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