Il 22 maggio, giorno non casuale per Milito. Sei anni fa,
infatti, sollevava la Champions con l’Inter a Madrid dopo aver battuto il
Bayern Monaco in finale. L’apogeo di un eroe moderno con l’animo lindo del
cavaliere. In quel mese di maggio del 2010 realizzò tutti i sogni che un
bambino può chiedere quando si addormenta abbracciando il pallone. Segnò i gol
decisivi in campionato, in Coppa Italia e in Champions. Era il tutto nel tutto.
Questa sera, l’Avellaneda tinta di biancazzurra del Racing (non i rivali biancorossi
dell’Independiente, il cui prossimo allenatore sarà il fratello Gabi), sarà al
"Cilindro". Lo stadio intitolato al «Presidente Peron» sarà il
cerchio del ringraziamento eterno a Milito. Il club ha preparato una «camiseta»
speciale con il numero 22 e la scritta "Gracias Milito" sulla
schiena. Una serata particolare, con i bimbi fino agli 11 anni che potranno
entrare gratis (ogni adulto può accompagnarne un paio). "Sarà difficile
non emozionarsi" - ha dichiarato alla vigilia.
L’Inter, per Milito, rimarrà uno dei grandi amori. E la
prima cosa che gli viene in mente è la semifinale di ritorno di Champions del
2010 contro il Barcellona: "La partita più lunga della mia vita". E
poi: "Vestire la maglia nerazzurra a 30 anni era per me la grande occasione
della vita - aggiunge -. La vittoria del Triplete fu la vittoria
dell’intelligenza e della forza di un gruppo straordinario. Sapevamo
esattamente quello che stavamo facendo e l’obiettivo era magnifico". A
Madrid il momento più alto, seguito in pochi secondi da una parentesi con
dichiarazioni di un possibile addio ("Ho un’offerta importante, non so se
resto"): "Ho sbagliato, fu un errore parlarne. C’erano contatti con
diverse squadre, ma sbagliai il tempo". L’Inter entra in una fase tribolata
della sua vita e anche Diego finisce per esserne risucchiato, complice il
tremendo infortunio del 2013 ai legamenti del ginocchio sinistro. Ne segue un
problema muscolare che lo porta a rendere concreto un desiderio profondo:
"Dovevo tornare a casa al Racing. Il mio sogno, dal principio, era finire
con questi colori. E di finire bene". Ha vinto un campionato argentino con
il suo club e ne è diventato capitano.
Una frase di Moratti racchiude bene quel che è stato
Milito per il mondo nerazzurro. "Fummo accusati di non aver venduto Milito
dopo la finale del 2010. Ma come si fa a vendere colui che ti fa vincere
scudetto e Champions? Non puoi venderlo se pensi che la gente abbia tifato con
te". Il Principe con l’Inter ha vinto tutto nel giro di un anno solare,
tra la fine della stagione 2009-2010 e la successiva, pur rimanendo a Milano un
quinquennio. La bacheca dice uno scudetto, due coppe Italia, una Supercoppa
italiana, una Champions e un Mondiale per Club. Tutto. Stasera saluterà il suo
pubblico (tra cui Josè Mourinho) prima di vedersi intitolata una strada di
Avellaneda.
Nessun commento:
Posta un commento