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Torino-INTER 2-2

martedì 26 aprile 2016

Prostituzione intellettuale : nel giardino di casa...

Ha vinto la ruBentus, complimenti alla ruBentus. Che però, va detto, in Italia ormai gioca come fosse il giardino di casa. E i motivi sono molteplici. Una differenza di trattamento a tutti i livelli, soprattutto se paragonata a quella delle dirette concorrenti. Il raffronto non si pone nemmeno se parliamo del parallelismo con l'Inter. Avete presente l'ammonizione di Perisic per proteste rimediata contro l'Udinese l'altra sera? Ecco, ci siamo capiti.
Ma, al di là del trattamento arbitrale (sono pur sempre uomini condizionabili, e parlare di condizionamento non vuol dire necessariamente parlare di partite truccate come a qualcuno piace pensare per buttarla in caciara), quello che preme sottolineare stavolta è la diversità di percezione che hanno gli utenti – lettori, ascoltatori e spettatori – rispetto a questi due mondi. Due mondi rappresentati in maniera diametralmente opposta: da una parte c'è la favola, l'idillio, il Mulino Bianco; dall'altro l'ansia, l'incertezza perenne, l'oblio.
Qualche esempio.
L'Inter degli 1-0 e la rubentus degli 1-0: per i nerazzurri era "fortuna", "Sant'Handanovic", "sofferenza infernale"; per i bianconeri diventa "carattere", "squadra cinica", "DNA vincente". Senza considerare i commenti sulle ultime vittorie della squadra di Mancini: invece di osservare una crescita, si è preferito porre l'accento sul "rimpianto" e sul "cosa sarebbe potuto essere se...".
Voti, pagelle e giudizi sui singoli? Velo pietoso. C'è chi vale 100 milioni anche quando sbaglia di tutto e chi "non è un campione, era in errore chi la pensava così" anche quando trascina. E allora Rugani – ad esempio – diventa uno che "ha imparato per sei mesi e ora gioca sempre titolare", mentre per altre squadre si sarebbe parlato di "poco spazio per i giovani", di "bocciatura sonora" o, ancora peggio, di "bidone".
Sul piano tecnico-tattico, poi, si fa carne di porco. Bonucci ormai è per tutti "uno che sa impostare divinamente da dietro", così come Marchisio è "un regista coi fiocchi". A piene mani, prendetene tutti. Ma davvero c'è qualcuno che pensa che con Miranda in squadra serva Bonucci? Oppure seriamente si ritiene Marchisio (chiariamo: ottimo centrocampista) un regista nel senso stretto del termine?
E se ne dicono di ogni anche per quanto riguarda il povero Thohir. Inizialmente era lo scemo sprovveduto che voleva utilizzare l'Inter come giocattolino. Poi è passato per il tirchione che non cacciava un soldo. In mezzo c'è stato chi lo ha accusato, nemmeno tanto velatamente, di aver preso il club solo per fare business. E adesso, in barba a tutto quanto detto negli scorsi mesi, ci si offende pensando che debba restare al timone invece di vendere la società e andare a prendere un altro club. Tutto e il contrario di tutto.
Ci sarebbero pure le liti di Mancini con i vari giocatori, con i dirigenti, con il presidente, con la ex moglie; le scelte "scriteriate" a livello tattico; il "fallimento" di Eder; Melo trattato alla stregua di Hannibal Lecter; i troppi stranieri in squadra. Giusto per ricordare qualche altra perla in ordine sparso.
Di certo ognuno può esprimere la sua idea e non è detto che una sia migliore di un'altra. Fa sensazione, però, che queste idee abbiano quasi tutte lo stesso elemento ispiratore e arrivino spesso e volentieri alle medesime conclusioni.
Qual è il meccanismo? Presto spiegato. Chi fa informazione ha il potere di incidere seriamente sul pensiero comune, specie se in quell'humus vive chi è poco esperto e quindi è terreno fertile nel quale queste idee attecchiscono senza i dovuti filtri. Si viene a creare un'opinione pubblica distorta, deviata, fallace, unilaterale. Una sorta di "moda del pensare" che a catena condiziona anche chi va allo stadio, condiziona l'ambiente di lavoro, condiziona i protagonisti in campo. I giocatori, d'altronde, non sono altro che uomini, con le loro ansie, i loro sentimenti e le loro paure. Uomini che assorbono – chi più, chi meno – ciò che il mondo esterno propone loro. Ed è così che poi anche lo svolgimento di una partita vive di questi umori, tra tifosi che fischiano al primo appoggio sbagliato perché "quello lì è costato 35 milioni!" e i calciatori che entrano in campo con eccessiva tensione oppure con troppa poca tensione. Pressare Kondogbia per un centrocampista del Verona, quindi, diventa più semplice che pressare Pogba. Alla stessa stregua, applaudire Perisic diventa più complicato che applaudire Morata.

Normale, insomma, che poi in questo mondo fatato nessuno faccia notare come gli scudetti siano 32 e non 34. Ma è il giardino di casa e, giustamente, si fa ciò che si vuole.
Alessandro Cavasinni


sabato 23 aprile 2016

35ª G. INTER-Udinese 3-1


Ritorno alla vittoria per l'Inter, che piega in rimonta l'Udinese 3-1 con due marcatori che attendeva da tempo: Jovetic (doppietta) e Eder. Inutile la rete iniziale di Thereau.
I friulani partono bene e dopo 9' passano in vantaggio: lancio perfetto di Badu e tiro al volo di Thereau che non lascia scampo ad Handanovic. L'Inter però reagisce subito, mette alle corde l'Udinese e pareggia con Jovetic che devia in rete da pochi passi un assist di Icardi.

Nella ripresa l'Udinese va di nuovo vicina al vantaggio ma la traversa dice di no a Fernandes. Sotto gli occhi degli imprenditori cinesi interessati ad entrare in società l'Inter però non può fare brutte figure e al 75' trova il 2-1: è ancora Jovetic di petto a deviare in rete un cross di Biabiany. Nel finale c'è gloria anche per Eder, che chiude i conti in contropiede.

mercoledì 20 aprile 2016

34ª G. Genoa-INTER 1-0

Ritmi molto alti nei primi minuti: al 4′ Perišić sfiora subito il vantaggio con un colpo di testa su cui Lamanna compie un grande intervento, risponde un paio di minuti dopo Pavoletti ma il suo destro da fuori area termina alto di molto. Col passare del tempo il ritmo inizia a scemare ed entrambe le squadre non riescono a creare pericoli alle porte difese da Lamanna e Handanović. Bisogna aspettare il 28′ per vedere una vera palla gol: bella azione personale di Palacio che mette in mezzo per Icardi, il colpo di testa dell’argentino viene ribattuto sulla linea da Muñoz, con Lamanna ormai fuori causa. Il portiere genoano compie però un grande intervento al 35′, ancora una volta su colpo di testa di Perišić; al 39′ è l’Inter a rischiare lo svantaggio: sul calcio d’angolo Pavoletti colpisce di testa e trova la risposta di Handanović che mantiene il punteggio sullo 0-0.

Secondo tempo che si apre con l’Inter determinata a cercare il gol del vantaggio, le azioni da gol però latitano: ci prova Palacio al 58′, ma la sua conclusione di testa termina abbondantemente a lato; al 64′ però il Genoa fa vedere tutta la sua pericolosità nelle ripartenze con la coppia Pavoletti-Rigoni che mette paura alla retroguardia nerazzurra. Gasperini inserisce forze fresche con Tachtsidis al posto di Rigoni e Capel al posto di Suso; Mancini manda in campo Éder per Perišić. Al 77′ i padroni di casa passano in vantaggio: sugli sviluppi di un corner De Maio trova il tap-in vincente da distanza ravvicinata dopo la sponda di Tachtsidis. Nel tentativo di trovare il pareggio Mancini prova la carta Jovetić (fuori Telles) e nel finale quella Ljajić, ma la squadra crea poco e anzi è il Genoa a sfiorare il raddoppio con una conclusione potentissima di Ansaldi dai 25 metri su cui è bravo Handanović. L’unica vera occasione per l’Inter arriva dai piedi di Éder, il suo destro però termina a lato e per i nerazzurri forse la corsa Champions termina qui.

sabato 16 aprile 2016

33ª G. INTER-Napoli 2-0


Finisce 2-0 il terzo e ultimo anticipo della trentatreesima giornata di serie A, con l'Inter che torna a sognare la Champions League grazie a Icardi e Brozovic mentre il Napoli (sempre orfano dello squalificato Higuain) che crolla: domenica la Juventus potrebbe volare a +9.
Il risultato si sblocca subito: Icardi, partendo da una posizione di leggero fuorigioco, aggancia in acrobazia un lancio di Medel e supera Reina con un perfetto tocco sotto per l'1-0. La squadra di Sarri, con Gabbiadini unica punta, fatica ad uscire dal pressing dei nerazzurri e si rende pericolosa solo con un paio di tiri dalla distanza di Allan e Hamsik: attento Handanovic. L'Inter invece manca il raddoppio con una scivolata di Perisic ma ad un minuto dall'intervallo lo trova con Brozovic che a sua volta scavalca Reina.

Nella ripresa Sarri si affida a Mertens per un evanescente Insigne ma la musica non cambia. Callejon ha una buona chance ma l'Inter gestisce bene la partita e sfiora anche il tris con Jovetic: bravissimo Koulibaly a sventare sulla linea. Il Napoli, sfiduciato e stanco, non crea i presupposti per riaprire la partita e al triplice fischio San Siro può festeggiare un risultato che forse  riapre la corsa alla Champions e avvicina la Juventus al quinto scudetto consecutivo.

NUMERI & CURIOSITÀ...INTER-Napoli


L’Inter per continuare a credere nel terzo posto, dopo il mezzo passo falso della Roma contro il Bologna, mentre il Napoli non vuole mollare e spera di accorciare le distanze dalla Juventus, attualmente a +6. L’anticipo del sabato della 33/a giornata ci indicherà per quale delle due squadre è tempo di abbandonare i rispettivi obiettivi.
I PRECEDENTI – Nei 68 precedenti disputati tra Inter e Napoli, i padroni di casa si sono aggiudicati l’intera posta in palio per ben 45 volte, lasciando solo le briciole ai partenopei; le vittorie azzurre, infatti, sono solamente 8 mentre le due compagini si sono equamente suddivise l’intera posta in palio per 16 volte. Come nell’ultimo precedente, quando Callejon portò avanti il Napoli per ben due volte, ma in entrambi i casi la formazione partenopea venne raggiunta prima da Guarin e poi da Hernanes. Nell’incontro della stagione 2012-2013 disputata allo Stadio Giuseppe Meazza, invece, le reti di Guarin e Milito nel primo tempo decisero l’incontro, nonostante il gol di Cavani in apertura di ripresa: fu l’ultimo grande ruggito della squadra di Stramaccioni, che poi iniziò il terribile declino che portò l’Inter sino al nono posto in classifica. Nell’anno precedente, invece, fu un assolo napoletano in terra lombarda: uno 0-3 micidiale firmato da Campagnaro, Maggio e Hamsik. E’ l’unico acuto dei campani nel nuovo millennio, però, dato che il Napoli ha sempre perso dal 2000 a oggi contro l’Inter, tranne in quell’occasione e nelle ultime due annate.

LE STATISTICHE – Inter-Napoli è sinonimo di spettacolo e tanti, tanti gol. Osservando i freddi numeri, infatti, le due squadre hanno realizzato un totale di 201 gol: 134 di questi hanno permesso alla squadra meneghina di esultare, i restanti 67 invece sono firmati da giocatori azzurri. L’Inter ha mostrato la tendenza a essere molto più prolifica nella ripresa (78 contro 56 reti nei primi 45 minuti) mentre i numeri riferiti al Napoli ci raccontano di come sia più o meno indifferente per la squadra partenopea andare in rete in un tempo o nell’altro (35 a 32 gol).

sabato 9 aprile 2016

32ª G. Frosinone-INTER 0-1


Mancini cambia formazione all’ultimo: non giocano né Eder né Ljajic né Medel, dentro incredibilmente Jovetic (in coppia con Icardi) con Biabiany largo a destra, Perisic a sinistra e Felipe Melo in mezzo con Brozovic. Il Frosinone, senza lo squalificato Dionisi, si affida a Daniel Ciofani fiancheggiato da Kragl e Paganini.
Il primo tempo stenta a decollare. L’Inter non fa nemmeno un tiro in porta, ma in qualche occasione si avvicina pericolosamente dalle parti di Leali, soprattutto con una spaccata di Icardi che per poco non devia in rete. Il Frosinone invece si fa vedere con un tiro dal limite di Frara, che sibila fuori dal palo difeso da Handanovic.

Nella ripresa si fa vedere Jovetic con una botta da fuori, ma poi sono i ciociari che crescono e sfiorano più volte il vantaggio. Blanchard in mischia manda a lato di pochissimo, con tanto di deviazione; poi Paganini centra il palo alla destra di Handanovic e poco dopo Pavlovic colpisce pure la traversa su punizione. Ma nel momento migliore degli uomini di Stellone, l’Inter passa in vantaggio: al 74’ Perisic crossa da sinistra, Icardi stacca di testa e insacca alle spalle di Leali. Nel finale Jovetic sfiora il raddoppio con un destro a giro che si spegna alto e pochi secondi più tardi Blanchard commette una grave ingenuità scalciando proprio il montenegrino, e si prende il secondo giallo. C’è tempo anche per il terzo clamoroso palo colpito da Daniel Ciofani, non è la giornata più fortunata per il Frosinone…

NUMERI & CURIOSITÀ...Frosinone-INTER


Inedito anticipo del sabato alle ore 15:00. Il Frosinone alla solita disperata ricerca di punti salvezza, l’Inter per provare a scuotersi dopo la brutta sconfitta interna contro il Torino che ne ha forse compromesso definitivamente la rincorsa Champions.
I PRECEDENTI – Vista la prima esperienza in Serie A per i ciociari l’unico precedente risale alla sfida di andata: terminò con un fragoroso 4-0 in favore dei nerazzurri, che si imposero con i gol di Biabiany, Icardi, Murillo e Brozović.

LE STATISTICHE – Frosinone che dall’inizio dell’anno naviga nei bassifondi della classifica; Carpi e Palermo sono però distanti un solo punto e la corsa a tre per una casella che vale la permanenza è decisamente iniziata. Gli uomini di Stellone non vincono da tre gare, ma il “Matusa” è inviolato da 3 partite, sintomo di una squadra che soffre dall’inizio dell’anno il mal di trasferta, ma che ha raccolto la gran parte del proprio bottino proprio tra le mura amiche. Inter che a 7 gare dal termine è distante 8 lunghezze dalla zona Champions, ormai quasi un’utopia; gli uomini di Mancini non riescono a dare continuità alle proprie prestazioni, ma se la vittoria manca solo da due gare, un altro consistente problema sembra essere il giocare lontano da Milano: la vittoria fuori casa manca da 6 gare.

mercoledì 6 aprile 2016

Non chiamatelo calcio....

Non chiamatelo calcio. Quantomeno, non chiamatelo sport. Perché di sportivo, qui, c'è davvero poco. E se invece ci sembra di sì, forse, è perché ci siamo abituati da troppo tempo a nuotare in questa melma. Sarò troppo netto, troppo estremo, ma è come vedo io il football italiano da anni. Al di là del tifo, al di là delle ragioni di classifica, al di là dell'altitudine geografica, al di là della categoria. Il calcio, in Italia, non è più uno sport da ormai non si sa più nemmeno quando. E non c'entra neppure la questione economica, più volte tirata in ballo. E' solo un mero fatto di cultura, prima generale e poi, di conseguenza, sportiva. L'ignoranza genera ignoranza, a ogni livello. Inevitabile cascata.
Che in Italia una partita di calcio sia diventata una corrida, non lo scopro di certo io nel 2016. "La Serie A è segnata dalle proteste dei calciatori nei confronti degli arbitri; quasi sempre immotivate e in ogni caso non accettabili per la veemenza e per la tendenza a circondare il direttore di gara. Un atto di forza o un tentativo chiaro di pretendere un risarcimento a breve". Lo ha scritto sul Corriere della Sera, appena ieri, l'ex arbitro Paolo Casarin. Come dargli torto? Come contraddirlo? Ormai si è arrivati al punto di chiedere perfino rimesse laterali a metà campo chiaramente di senso opposto. Siamo al ridicolo, diciamocelo chiaro e tondo.
In tutto questo squallore, entrano di prepotenza altri fattori che finiscono di imbrattare un dipinto già deforme e squagliato. Innanzitutto, la figura dell'arbitro. Il direttore di gara, nella maggior parte dei tornei europei così come nelle coppe, si erge a giudice: si stacca dalla contesa, demarca una linea, prende decisioni – anche sbagliate, fisiologicamente – sempre rispettando il ruolo, l'etica e l'estetica. Ragiona con i giocatori, li punisce e non accetta provocazioni o risse. In Italia, si fa fatica a capire chi sia l'arbitro e chi il calciatore, in quei capannelli imbarazzanti dai quali spuntano poi cartellini a casaccio. Tant'è vero che, alla fine del teatrino, non si capisce mai quali fossero i destinatari della sanzione disciplinare. In poche parole, l'arbitro si abbassa allo stesso livello di coloro che dovrebbe giudicare, finendo poi per accettare (da alcuni, non da tutti, sia chiaro) anche proteste veementi e fuori da ogni contegno.
L'altro fattore da prendere in considerazione è quello che riguarda chi è chiamato a commentare e analizzare da fuori, ovvero gli operatori dell'informazione. Partigiani, incompetenti, distratti, superficiali, banali, prezzolati: un mare indistinto di chiacchiere che poco hanno a che fare con la sostanza e la forma del contendere. In questo modo, si dà in pasto a chi legge e a chi ascolta una versione fittizia della realtà. Creando, quindi, un'opinione pubblica errata, fallace, che poi può determinare talvolta finanche il risultato del campo. Basti pensare al modo in cui si vive sugli spalti una partita, tra insulti, fischi e disappunto più che con cori positivi, canti, applausi e incitamenti. Il problema non è il tifo. Il problema è la faziosità, che esiste anche senza tifo. E' bene comprendere la differenza. Il tifo è sano, perché rintraccia i suoi limiti nello stato d'animo (felice in caso di risultato positivo; scontento in caso contrario), ma non inficia l'obiettività. Cosa che, invece, fa la faziosità. Non possiamo essere vegetali, ma possiamo essere corruttibili.
Tutti hanno negli occhi il "testa su testa" di Bonucci con Rizzoli (spiace per i pignoli: appoggiata o sfiorata cambia davvero poco), gli insulti a voce alta e reiterati di Zaza a Calvarese, la sfuriata di Higuain con Irrati (che presumibilmente sarà correttamente punita). Io ho negli occhi Miranda che atterra Belotti, incassa il secondo giallo senza fare un fiato e, prima di lasciare estamente il campo, va a chiedere scusa all'avversario sincerandosi delle sue condizioni. Lo stesso Belotti che poi, qualche minuto più tardi, si traveste da Tania Cagnotto, fa espellere Nagatomo e va a trasformare lui stesso il rigore del definitivo 2-1, ben consapevole di quale fosse stata realmente la dinamica dell'azione che aveva condotto al penalty.

Un evento di e per furbi. Un evento, appunto. Ma non chiamatelo calcio. Non chiamatelo sport.
Alessandro Cavasinni

domenica 3 aprile 2016

31ª G. INTER-Torino 1-2

Finisce con una sorpresissima la 31a giornata di Serie A: il Torino passa a San Siro salendo a 36 punti e chiudendo o quasi i conti con la salvezza, ma soprattutto inguaiando in maniera pressoché definitiva la squadra di Mancini nella rincorsa al terzo posto. Adesso sono 8 i punti di svantaggio dei nerazzurri dalla lanciatissima Roma.
 Inter padrona del campo per 50’, ma poi vittima di un inspiegabile black-out, solo in parte giustificato dalla reazione del Toro.
 La squadra di Ventura era stata anzi spettatrice per tutto il primo tempo, chiuso in svantaggio per il rigore trasformato al 18’ da Icardi, per un dubbio fallo di mano in area di Moretti. Granata incapaci di reagire, ma Inter che non ne approfitta, gestendo più che cercando il raddoppio.
I nerazzurri subiscono quasi senza accorgersene la risalita del Toro in avvio di ripresa: Handanovic salva su Belotti, ma il campanello d’allarme non basta a scuotere la squadra di Mancini, che incassa il pari al 10’ con Molinaro, bravo a chiedere triangolo a Lopez, incunearsi in area e battere Handanovic in uscita.

L’Inter è sotto shock e si fa male da sola: il doppio giallo di Miranda al 12’ trastorma la partita in una corsa ad handicap. La gara si apre, Padelli vola su Icardi, che poi lascia il campo a Biabiany. La mossa non porta frutti, perché il Toro passa di rigore al 28': contatto dubbio tra Nagatomo e Belotti, rosso per il giapponese e lo stesso Belotti condanna dal dischetto Handanovic e forse tutta la stagione dei nerazzurri.

NUMERI & CURIOSITÀ...INTER-Torino


L’Inter per trovare i tre punti dopo la buona prestazione di Roma, il Torino invece per dimenticare la sconfitta maturata nel derby contro la Juventus: ci sono tutti i presupposti per vedere una bella partita nel posticipo della 31/a giornata di Serie A.
I PRECEDENTI – Inter e Torino hanno disputato un totale di 71 partite al Giuseppe Meazza di San Siro, da sempre la casa del club nerazzurro. Per 37 volte sono stati i nerazzurri a esultare ottenendo i tre punti in palio, mentre in 24 occasioni le due compagini si sono suddivise equamente la posta in palio; infine per 10 volte è stata la squadra granata a portarsi a casa il bottino pieno. Il precedente della stagione 2012/2013 è un 2-2 ricco di emozioni: Chivu portò in vantaggio i nerazzurri su punizione, ma la bestia nerazzurra Meggiorini – con una doppietta – constrinse l’Inter a rincorrere, salvo poi salvarsi con un gol di Cambiasso a venti minuti dalla fine. Nella stagione 2011-2012 vi fu un pareggio (1-1), mentre nei tre anni antecedenti vi sono state soltanto vittorie nerazzurre (un 1-0, un 3-0, un 4-0). Per quanto riguarda il penultimo precedente, invece, la squadra allenata allora da Walter Mazzarri riuscì a sconfiggere i granata grazie a una rete di testa di Rodrigo Palacio, al 30esimo del primo tempo; l’anno scorso, invece, un gol di Moretti a tempo praticamente scaduto regalò al Torino la vittoria per 1-0.
LE STATISTICHE  – Numeri poco entusiasmanti per le due squadre, che hanno realizzato 2,2 gol a partita (un dato abbastanza basso per gli standard di Serie A). I nerazzurri hanno segnato 111 gol, mentre per 45 volte i tifosi granata hanno potuto esultare a San Siro: l’Inter è andata molto meglio nella ripresa (62 gol) che nei primi tempi (49), mentre per il Torino c’è un certo equilibrio (24 e 21 reti). All’inizio del secondo tempo, però, sembra che le due squadre si trasformino: i meneghini hanno infatti segnato 29 gol tra il 46° e il 60° minuto, e anche il Torino ha un exploit particolare (10 gol nello stesso arco temporale).

Il capocannoniere dell’Inter sino a questo momento della stagione è Mauro Icardi, autore di 12 reti in campionato, mentre l’attaccante più prolifico del Torino è Andrea Belotti, fermo a quota 8 gol.